Ci hai pensato parecchio, e alla fine la stavi quasi per darla vinta a Christoper Nolan.
In fin dei conti pochi film come Inception hanno saputo negli ultimi anni mettere d’accordo critica e pubblico, far parlare tantissimo di sé ed essere (soprattutto) visto da chiunque. Cioè, c’è ancora in giro gente che discute su quella stramaledetta trottola.

Però c’è poco da fare, niente è riuscito a mandarti fuori di testa come MAD MAX: FURY ROAD. Alla prima visione volevi alzarti e andare ad abbracciare quelli in sala con te, per gridargli in faccia “Ma cosa cazzo abbiamo appena visto? “
Lo potevi anche fare, tanto eravamo in 5.
La seconda volta hai trascinato tua morosa, letteralmente. E mentre tu eri ancora in botta per la visione lei ti ha detto “Bello, si. Ma non capisco dove sta il capolavoro che vedi tu“
FURY ROAD è estetica pura, è il cinema al suo stato più primitivo. E’ puro intrattenimento. E’ pazzo, furibondo e furioso. E’ George Miller che a 70 anni suonati gira un film pieno di stunt reali, rimanendo per mesi con la truppe nel deserto e portando gli attori stessi allo sfinimento. Lui, l’uomo che ha inventato la visione di futuro apocalittico post-nucleare tutto sporcizia, rottami e gente in abiti aderenti in lattex, proprio lui torna a riprendersi quello che è suo. E lo rifà suo.
Prende a calci in culo tutti questi giovincelli che si nascondo dietro la CGI e sputa fuori un prodotto anacronistico, distante e produttivamente impensabile. Crea una mitologia in poche sequenza, disegna un mondo in tre dialoghi e poi lascia che siano le immagini a parlare. I motori, le carcasse, gli inseguimenti e le chitarre che sputano fuoco. E nel mezzo ci mette un eroe, che non lo è. Che grugnisce e basta. E dalla polvere fa emergere la vera eroina, la vera protagonista. Lei, Furiosa. Con buona pace di tutti i cinecomic dove sembra bastai mettere una donna in costume per essere politicamente corretto.
Pazzesco. Strabordante. Folle. Non hai più aggettivi per descriverlo.
MAD MAX: FURY ROAD. Si, è sicuramente lui il tuo film del decennio.
E ora hai dannatamente voglio di rivederlo. Ancora.
1 Comment