La Pantera Nera e “L’Elefante Nella Stanza”

L’espressione L’elefante nella stanza ti è sempre piaciuta un casino, quindi non vedevi l’ora di trovare un pretesto per potercela finalmente infilare da qualche parte. Che poi tanto scusa non è, perchè quell’ingombrante elefante, che tutti vedono e volutamente ignorano, era in sala con te a vedere Black Panther. Lì bello grosso davanti allo schermo, ma a quanto pare quasi nessuno ci ha fatto caso.

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Circa un’annetto fa usciva Get Out. Prodotto a basso budget in pieno stile Blumhouse che fa un sacco parlare di sé, porta a casa incassi da paura e arriva perfino a sedersi tra le poltrone che contano al Dolby Theatre di Los Angeles lo scorso 4 marzo. L’hai visto e ok. Un bel filmetto, che gioca bene le sue carte e piazza lì un critica sociale a metà tra il serio e la presa in giro. Ma si comincia a parlare di Get Out come il miglior film dell’anno,mentre a te quell’elefante, che fino a prima non ti eri accorto fosse lì con te, comincia a dare un po’ di fastidio.

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Poi arriva Black Panther. E la storia in qualche modo si ripete. Togli solo il low budget e mettici il castello della Disney. Anche qui gli elogi alla pellicola si sprecano e si arriva a definire Black Panther come il miglior film Marvel di sempre. E tu sei lì, con quell’enorme elefante piazzato davanti agli occhi e ti chiedi se sei matto solo tu, o se qua son tutti bravi a far finta di niente.

Nell’epoca del politicallly correct a tutti i costi a volte non ci si vuole rendere conto degli effettivi limiti di quello di cui si sta parlando, o in questo caso guardando. Get Out è un prodotto buono, interessante certo, ma non da premio Oscar. Black Panther è il classico mediocre film di transizione sulle origini di un personaggio. Con giusto un paio di sequenze d’azione (spoilerate dal trailer), girate con una CGI posticcia, una storia che arranca e un nemico trascurabile. Ma tutte e due le pellicole toccano un tema molto, molto sentito nella terra di Trump. Il razzismo verso le persone di colore, dove per di colore vuol dire neri. Un problema reale, vivo e presente quotidianamente negli States, ma è anche un tema che tu da Europeo/Italiano/provincialotto non puoi capire quanto sia radicato in profondità nella cultura america. Perché non è la nostra cultura. E questo è proprio l’elefante di cui parlavi prima.

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Non stai sminuendo l’impatto sociale di questi due film, soprattutto del secondo dove una multinazionale dell’intrattenimento decide di dedicare un film del suo franchise più redditizio ad un super eroe di colore, in un momento storico dove chi guida quel Paese parla di muri e chiusura. Stai solo dicendo che Get Out come Black Panther hanno senso, e potere, in un contesto sociale estraneo al nostro. Quindi dire che entrambi questi film sono a tuo avviso mediocri, non ha niente a che vedere con il messaggio che vogliono veicolare. E allo stesso tempo portarli sul palmo della mano come baluardo di civiltà e e rivoluzione sociale è francamente un po’ esagerato.

Perché ti sembra che questo politicamente corretto sia sfuggito dalla mani. Non ti stupirebbe vedere candidato agli oscar proprio Black Panther l’anno prossimo, ma sarebbe sinceramente solo una mossa politica. Perché ormai gli Oscar, tolti i premi più tecnici, sono diventati dei premi politici per dimostrare quanto aperta di mentalità e buona sia Hollywood. La stessa Hollywood che fa la standing ovation Frances McDorman, fino all’altro ieri proteggeva e elogiava il signor Weinstein.

4 Comments

  1. Il tuo ragionamento non fa una piega ma poteva anche andare peggio, poteva essere come Wonder Woman dove tutto il femminismo che si è andato a decantare in giro non c’è. Son d’accordo che si stia elogiando fin troppo, miglior film Marvel assolutamente no ma si lascia guardare, son meno d’accordo sul villain, trovo che Killmonger sia una spanna sopra tutti gli altri, anche all’Avvoltoio che per quanto mi riguarda senza Birdman nessuno ci avrebbe fatto caso.

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